Marcello Mencarini, direttore artistico di Todimmagina, spiega in un’intervista i motivi del rinvio del Festival a maggio a causa del Coronavirus: “Sono certo che io e gran parte del pubblico avremmo vissuto l’evento con paura, con ansia, con il desiderio di vederlo concluso per mettere fine a un possibile rischio di contagio. Non l’avremmo vissuto come un festival, ma come un potenziale cluster”.
E aggiunge, tra l’altro: “Un festival non è una medaglia da appuntarsi sul petto, una riga in più sul proprio curriculum. Ho pensato a Todimmagina per raccontare alla gente quello che è la fotografia oggi, offrendo un programma coinvolgente e stimolante. Ma per avere la partecipazione attiva del pubblico è necessario che ci sia libertà di azione, possibilità di dialogo, confronto con gli autori… Tutte cose che questo accidenti di virus ha reso pericolose. Certo che avremmo potuto limitare il tutto alle sole mostre. Avremmo addirittura potuto farlo solo online. Ormai il web è pieno di mostre online. Ma quelle non sono festival. È come sfogliare un libro di immagini. C’è una bella differenza tra vedere online una mostra di Alberto Giuliani, per esempio, e vivere quel momento magari con lui, o comunque nell’atmosfera di un festival…”.
Il testo integrale dell’intervista si può leggere sul sito Progetto Italia News.