Vincitori lettura portfolio – Todimmagina 2021

– Premio miglior Portfolio assegnato ex-aequo a Giulio Brega e Marco Polticchia
– Menzione d’Onore a Fabio Cesarini e Daniela Gallo
GIULIO BREGA –  PACHAMAMA (MADRETERRA)
Per i popoli degli altipiani andini Pachamama e la dea della terra.
II portfolio vuole essere l’immagine di un ambiente duro e inospitale dove ii tempo sembra essersi fermato, dove ii ciclo della vita si ripete sempre uguale.
Una vita durissima a stretto contatto con ii territorio, un ambiente che offre pochissimo e forse, proprio per questo, e rispettato e venerato.
L’uomo nel suo habitat naturale in un rapporto di dolore e fatica di rispetto e profonda religiosità.
MARCO POLTICCHIA – REWIND (SOMEWHERE BETWEEN WAKING AND SLEEPING)
Si dice che la vita sia un’illusione, una proiezione di diapisitive acquisite nel tempo in cui riconoscere la propria storia.
Una cosa è certa, se oggi sto cercando di fare ordine nel tempo è perché sento la necessità di vedere ciò che sono riuscito a immaginare e trattenere;
Forse mi guiderà in questo incerto futuro.
Da qualche parte, tra il risveglio e il sonno, tutto ciò è accaduto, almeno nelle mie percezioni; in Italia tra il 2009 ed il 2021.
FABIO CESARINI – IL SACRO QUOTIDIANO
Nello spazio fisico del sacro, nel quale ogni gesto dovrebbe rapportarsi direttamente con l’assoluto, incontriamo una realtà che ricalca spesso le dinamiche del quotidiano. Dinamiche stridenti, a volte inusuali, che si affiancano alle regole scritte, e non, dei luoghi di culto. Azioni comuni, apparentemente fuori posto, al punto da suscitare ironia, stupore, addirittura riprovazione. Prende corpo così una dimensione terza, anti-liturgica, che rende inconsueta la figura del già visto e più sfuggente il concetto di eterno. E’ il sacro-quotidiano, il transitorio innestato nel perenne, che irrompe e che non sa (per sua stessa natura) staccarsi dalle abitudini, dalle convenzioni, dalle effimere parzialità dell’esistenza. L’ultraterreno – se c’è – è altrove.
DANIELA GALLO  – #I DON’T CARE
Siamo così abituati all’ingerenza dell’uomo sull’ambiente da esserne assuefatti; il cemento e i rifiuti si fondono nel verde e nell’azzurro intorno.
Tutto diventa normalità, rassegnazione.
Lungo il fiume la mano dell’uomo si fonde con il corso dell’acqua e il nostro sguardo nemmeno nota più ciò che è stato abbandonato durante il suo percorso, diventando parte del paesaggio.
danielaGALLO